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La nostra Venezia

Nascosta tra le acque tranquille della laguna settentrionale di Venezia, l'isola di Sant'Ariano è un luogo avvolto nel mistero e nella storia. Con una superficie di circa 2,5 ettari, questa piccola isola si trova tra Torcello e l'isola della Cura, a nord della palude della Centrega. Un tempo, Sant'Ariano era collegata ad altre isole vicine tramite ponti, ma oggi si presenta come un angolo solitario e selvaggio, ricoperto da una fitta vegetazione che nasconde i suoi segreti.


Un passato monastico

La storia di Sant'Ariano inizia nel XII secolo, quando fu fondato un monastero di monache benedettine. Tuttavia, nel 1439, le monache furono trasferite a causa di scandali legati alla loro condotta. Successivamente, l'isola divenne sede di un ossario, dove venivano conservati i resti provenienti dai numerosi cimiteri di Venezia. Questo uso continuò fino al XX secolo, quando l'isola fu definitivamente abbandonata e divenne inaccessibile al pubblico.


Un'isola ricca di leggende

Oltre alla sua storia documentata, Sant'Ariano è circondata da leggende che ne arricchiscono il fascino. Si narra che l'isola fosse infestata da serpenti, tanto che si dice che all'interno delle mura ve ne fossero a centinaia. Queste storie, sebbene affascinanti, contribuiscono a creare un alone di mistero attorno a questo luogo dimenticato.


Oggi

Oggi, Sant'Ariano è un'isola abbandonata, visitabile solo tramite escursioni in barca. La sua vegetazione selvaggia e le rovine del vecchio ossario offrono uno spunto affascinante per chi è interessato alla storia e ai misteri della laguna di Venezia.


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L’autunno a Venezia è una stagione magica: la città si svuota leggermente dai turisti estivi, le luci diventano più calde e l’aria porta con sé i profumi dei mercati stagionali. È il momento perfetto per assaporare i piatti tipici della laguna, che combinano tradizione marinara e ingredienti di stagione.


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I frutti del mare

Il mare della laguna regala sempre prodotti freschi, e in autunno non mancano le specialità come le seppie, i moscardini e le cozze. Le seppie con il loro nero diventano protagoniste di primi piatti unici, come i famosi spaghetti al nero di seppia. Anche i risotti ai frutti di mare, magari arricchiti con zucca o funghi autunnali, sono un must della stagione.

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Funghi e zucca

L’autunno è anche tempo di terra e bosco: funghi, castagne e zucca diventano protagonisti delle cucine veneziane. Il risotto con la zucca è un classico autunnale, mentre i funghi vengono spesso abbinati a paste fresche o serviti come contorno semplice ma gustoso.

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Dolci della stagione

Anche i dolci seguono il ritmo delle stagioni. Le castagne, le mele e i fichi sono alla base di dolci tradizionali come le torte di frutta o i biscotti secchi. Il tiramisù, seppur disponibile tutto l’anno, può essere arricchito con sciroppi di frutta autunnale o cioccolato fondente per un tocco stagionale.


Vini e liquori

Accompagnare i pasti con i vini del Veneto è d’obbligo: i rossi corposi e i bianchi aromatici della regione valorizzano i piatti della laguna. Non mancano i digestivi e i liquori locali, come il nocino, ottenuto dalle noci verdi, perfetto per riscaldarsi nelle serate più fresche.

L’autunno a Venezia, dunque, non è solo una festa per gli occhi tra calli e canali, ma anche per il palato: una stagione in cui i sapori autentici della laguna e della terra veneziana si incontrano in piatti semplici ma pieni di gusto.


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Accanto alla maestosa Chiesa del Redentore, sull’isola della Giudecca, si trova un luogo straordinario e per lungo tempo rimasto nascosto: il grande giardino-orto dei frati cappuccini. Per secoli questo spazio verde, protetto da alte mura e silenzio, è stato inaccessibile al pubblico, custodendo al suo interno un prezioso equilibrio tra natura, spiritualità e lavoro manuale.

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I frati cappuccini, che da sempre abitano il convento annesso alla chiesa, hanno curato questo giardino con dedizione e semplicità. Tra le aiuole di erbe aromatiche, gli alberi da frutto e gli ortaggi di stagione, essi trovavano un luogo di meditazione e di preghiera, ma anche uno spazio di servizio e di carità. Il raccolto del giardino, infatti, veniva spesso destinato ai più bisognosi della città, in linea con lo spirito di umiltà e solidarietà che da sempre contraddistingue l’ordine cappuccino.

Con il passare dei secoli, però, il giardino ha conosciuto periodi di abbandono e difficoltà. Le maree e le acque alte, in particolare quelle eccezionali del 2019, hanno provocato gravi danni, sommergendo completamente l’orto e compromettendo il suolo e le coltivazioni. È stato necessario un lungo e accurato lavoro di restauro, durato diversi anni, per restituire al giardino la sua antica bellezza e vitalità.

Oggi, grazie all’impegno dei frati e al sostegno di enti e volontari, il Giardino del Redentore è tornato a vivere. I visitatori possono finalmente accedervi e scoprire un angolo di Venezia dove il tempo sembra essersi fermato: un luogo di pace e silenzio, dove la natura, l’arte e la fede convivono in armonia. Passeggiando tra i filari e le piante officinali, si percepisce ancora la presenza discreta dei frati che, da secoli, coltivano non solo la terra, ma anche lo spirito.

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